MESSA ALLA PROVA E RESPONSABILITÀ DEGLI ENTI EX D. LGS. 231/2001

Tra le novità legislative e giurisprudenziali è di notevole interesse quella relativa alla “messa alla prova”, una causa di estinzione del reato, introdotta nel 2014, che prevede di eliminare le conseguenze dannose derivante da un reato, prestando servizi utili alla collettività, in relazione alla “responsabilità degli enti ex D.Lgs.231/2001”.

La recente sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione n. 14840, depositata il 06 aprile 2023, risolve la questione di diritto relativa alla possibilità di applicare l’istituto della sospensione del procedimento con messa alla prova anche agli enti, la cui responsabilità da reato è disciplinata dal decreto legislativo n. 231/2001, statuendone la non applicabilità, per i seguenti motivi.

Innanzitutto, nella disciplina della messa alla prova (di cui agli art. 168 bis c.p. e 464 bis e ss.

c.p.p.) e nello stesso d. lgs. 231/2001 non vi è alcun riferimento agli enti quali possibili destinatari della stessa, essendo viceversa presente solamente un richiamo alle norme processuali e sostanziali relative all’imputato “in quanto compatibili”. Si deve, pertanto, escludere la possibilità di una applicazione estensiva o analogica dell’istituto, che violerebbe il principio di tassatività.

Inoltre, il richiamato procedimento si inquadra nell’ambito in un vero e proprio trattamento

sanzionatorio penale, con la conseguenza che la sua disciplina non è compatibile con la natura

stessa dell’ente: la facoltà di estinguere il reato eseguendo lavori di pubblica utilità, secondo un preciso programma di trattamento e sul presupposto di una prognosi di astensione dalla

commissione di futuri reati, nasce modellata proprio sulla figura dell’imputato persona fisica, in ottica tesa non solo riparativa, ma soprattutto di risocializzazione del reo.